mercoledì, Maggio 8, 2024
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«Dobbiamo dare il giusto valore economico alle donne» – Intervista alla Prof. De Vivo sul Corriere della Sera

«Dobbiamo dare il giusto valore economico alle donne». A parlare è la professoressa Paola De Vivo a margine di una giornata di riflessione su “Donne e lavoro”, tenutasi il 18 ottobre scorso alla Scuola delle Scienze Umane e Sociali dell’Università Federico II di Napoli. È stata un’occasione per parlare degli ostacoli alla partecipazione femminile al mercato del lavoro e soprattutto delle opportunità da creare. Infatti, nonostante programmi come Next Generation c’è ancora tanto da fare per raggiungere obiettivi adeguati sull’autonomia economica e l’emancipazione, che sono strettamente legate tra loro.

In questo si inserisce, però, la necessità di politiche attive adeguate.

«Si. A partire dagli incentivi per nuove imprese. Il primo modo per creare più opportunità nel mondo del lavoro, infatti, è allargare la base produttiva e poi agire sulle politiche come quelle della maternità, dei congedi parentali e quant’altro. E sulla formazione. Che tra l’altro può essere propedeutica non solo ad ampliare sia le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro sia quelle di fare impresa».

Ecco parlando di imprese al femminile, le statistiche negli ultimi cinque anni hanno visto un trend positivo.

«Infatti, nel quarto rapporto sull’imprenditoria femminile su UnionCamere notava che dal 2015 al 2020 c’era stato un ritmo più inteso di crescita delle aziende guidate da donne rispetto a quelle governate da uomini. Si parlava di un 3% contro uno 0,3% circa. Ma comunque un dato positivo. Certo il Covid ha frenato un po’ tutto ma la realtà mostra delle potenzialità. Specie in alcune regioni del Mezzogiorno».

Quali?

«La Campania e la Puglia stanno registrando numeri, per quanto riguarda la percentuale delle realtà con governance al femminile interessanti, specie dal punto di vista della percentuale come notato. Certo c’è margine di miglioramento ma questo è una riflessione da fare riguardo alla situazione di tutto il territorio nazionale. Perché di certo il contributo al femminile nel mondo dell’impresa genera valore. In tutti i settori anche se, i dati Istat ci mostrano una preponderanza negli ambiti dei servizi e della sanità. Ritrovando, dunque, un po’ quell’idea comune che prerogativa femminile sia l’assistenza, la cura o gli ambiti umanistici».

Questo ci porta a parlare però della formazione e dell’avvicinarsi delle ragazze alle cosiddette materie Stem.

“Vero. Se la situazione imprenditoriale e lavorativa femminile fosse un quadro a determinarne i colori sarebbe di certo la formazione. Detto in parole più semplici è innegabile che la percentuale di ragazze laureate in materie Stem possa influenzare la loro vita lavorativa, e di conseguenza il loro fare impresa. Di contro è una questione culturale. Le ragazze che studiano sono in termini di rendimento spesso più brave ma spesso sono indirizzate in materie umanistiche, a prescindere dal loro talento assecondando quella barriera culturale di cui sopra. In questo famiglie, scuola e università possono fare tanto. E almeno c’è una certa presa di coscienza che ci fa ben sperare per un futuro prossimo».

Pa.Ca.

Fonte: Corriere.it

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